Terracina da antiche stampe

 


STAMPA

 In questo capitolo abbiamo voluto fare un regalo ai visitatori che amano la nostra città, soprattutto a coloro che si collegano a questo sito dai vari paesi sparsi per il mondo. 
A loro offriamo questa vasta scelta di stampe antiche che non hanno trovato posto negli altri capitoli. Naturalmente, per ottenere una copia di stampa decente, abbiamo dovuto utilizzare una risoluzione superiore al consueto e ciò comporterà un tempo un po’ più lungo del normale nella selezione ed ingrandimento della stampa. Confidiamo che, comunque, il risultato valga l’attesa.   

Fino all’avvento della fotografia non c’erano altri mezzi per ottenere immagini se non gli schizzi, i disegni, le incisioni e la pittura. 
Le carte geografiche e corografiche erano in genere commissionate dal potere centrale. Il vedutismo topografico urbano, invece, cominciò a diffondersi solo a cominciare dal Cinquecento su commissione di editori di opere “enciclopediche” che avevano la pretesa di descrivere ed illustrare l’universo intero.
Opere queste destinate ad una ricca ma ristretta clientela. I titoli ne sono di per sé rivelatori: 

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Theatrum Urbium praecipuarum mundi (Colonia 1572 – 1618). La veduta di Terracina costituisce la tavola n.54 delle 574 a corredo dell’opera.
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Theatrum novum Italiane ( Amsterdam, 1705 – 1727 ) L’opera fa parte degli Atlanti di città  editi in area di lingua tedesca ed olandese.
Terracina è presente tra le città notevoli d’Italia e del mondo proprio perché era tappa obbligata per chi percorreva il Grand Tour, esperienza culturale questa che cominciò a diffondersi nel Cinquecento, ma che diventò di gran moda nell’Ottocento.
Ed è proprio dalla fine del Settecento alla metà dell’Ottocento che si datano la maggior parte delle stampe. Il vedutismo si affermò per soddisfare la richiesta di documentazione, anche visiva, da parte di facoltosi viaggiatori, soprattutto del nord Europa. Queste opere affiancano, in maniera dignitosa le pitture, più o meno celebrative dell’Hackert, di Ducros, di Hebert….
E tutto questo prima della grande esplosione artistica dei macchiaioli e dei pittori della palude, e prima della fotografia documentaristica di Alinari o del fotografo terracinese Mazzia.   


Stampa 1 –
P. Mortier, Terracina ou Terracine Ville de l’Etat  de l’Eglise, 1724 (cm. 50 x 40), Tav. 55 dal Nouveau Théatre d’Italie, l’Haye, Regent Alberts, 1724 dai due volumi del Theatrum Novum. Amsterdam.
Poche sono le costruzioni presenti in pianura, dal momento che il Borgo Pio non è stato ancora edificato. Dono invece ben rilevate: le mura turrite, la Torre Frumentaria e quella del Castello, oltre al campanile. Strana per noi la denominazione delle rovine del tempio di Giove come Theatrum quadratum.

Stampa 2 –
M. Cadorin (originale cm. 17 x 12) Il paesaggio è schematico, pur se abbastanza preciso nella dislocazione dei monumenti, delle mura e dell’andamento collinare. Nella definizione però degli elementi architettonici: castello, chiese, torri, campanili e della stessa rupe di Pisco Montano viene, invece, utilizzata una chiave simbolica di rappresentazione. 
La stampa è inserita nell’Itinerario di Francesco Scoto ed è stata incisa a Padova nel
1675.

Stampa 3
– In questa calcografia della metà del Settecento viene posto in particolare evidenza l’apparato difensivo della città. La cinta muraria, anche quella lungo l’Appia Traianea, è messa in risalto e così anche la Rocca Traversa e le case-torri all’interno della città fortificata appaiono abbastanza riconoscibili.
L’incisione su lastra di rame (cm. 15 x 9,5) è di Salomon, Venezia 1761 / 62.  

 CARLO LABRUZZI (1748 – 1817). ‘E forse il più valido pittore paesaggista che si dedicò sistematicamente alla rappresentazione degli scenari presenti lungo la via Appia Antica. Su sollecitazione di Sir Richard Colt Hoare, facoltoso artista-mecenate, a Roma per il Gran Tour, realizzò una consistente serie di disegni che documentano l’itinerario da Roma a Capua. Le cinque stampe che seguono sono tutte realizzate con le tecniche dell’ acqua tinta nel formato cm.53 x 38 ed appartengono ai quattro volumi dal titolo: Via Appia illustrata ab urbe Roma ad Capuam”. 

Stampa 4 –
La via Appia attraversa la Pianura Pontina. In primo piano, a sinistra, c’è la tomba edificata da Clesippo per Gegania. L’Appia è ormai di nuovo percorribile in seguito alla bonifica di Pio VI. In secondo piano l’ormai ricostruita ed ampliata stazione di posta di Mesa fa datare il disegno a poco dopo il 1784 (anno in cui fu anche ripristinato il servizio postale Terracina-Roma sull’Appia).

Stampa 5 –
La via Appia all’ altezza di Ponte Maggiore costeggia il canale navigabile chiamato ora Linea Pia. L’edificio sulla sinistra era la stazione di posta destinata all’ultimo cambio di cavalli ad ormai 12 chilometri da Terracina, le capanne a destra del canale erano destinate ad accogliere parte degli operai impegnati nei lavori di bonifica voluti da Pio VI.

Stampa 6 -
 Tra le stampe che hanno per oggetto il territorio terracinese è questa la meno riconoscibile, malgrado la didascalia. Le edicole e le rovine sul lato sinistro della strada dovrebbero rappresentare uno scorcio dell’Appia Superiore in prossimità della città, ma la porta d’ingresso rappresentata non è identificabile. Anche la fontana – abbeveratoio sulla destra è di difficile localizzazione.

Stampa 7 –
Chi proveniva da Roma sull’Appia Consolare scopriva il mare per la prima volta da Piazza Palatina: Da qui la strada cominciava a scendere verso la Piana di Fondi scoprendo l’ampia vista su quella che era una volta la Campania Felix. Era questo un sito di grande importanza strategica fin dai tempi delle guerre sannitiche: località allora denominata “Laetulae”.

Stampa 8 –
La località disegnata è pressoché la stessa della stampa precedente: cambia soltanto il punto di ripresa che, nella prima guardava verso oriente e qui, invece è rivolto verso occidente, in direzione di Monte Sant’Angelo, in posizione dominante il mare.

Stampa 9 –
L’acquaforte di L. Rossini del 1839 fa parte delle incisioni contenute nel volume: Viaggio pittoresco da Roma a Napoli. Sulla sinistra il lato settentrionale della Cattedrale con qualche traccia in più del Tempio romano. I negozi che occupano le favisse sono pieni di avventori. Il palazzo sulla destra è stato distrutto dai bombardamenti. L’edificio sullo sfondo mostra l’immutato portone d’ingresso all’ex negozio Galante.

Stampa 10 –
Anche questa litografia è attribuita al Rossini e mostra, questa volta, il retro della Cattedrale visto dall’odierno Corso Anita Garibaldi. In alto si vedono i resti del paramento marmoreo retrostante il Tempio Maggiore, oggi Cattedrale; l’edicola che si trova in basso e dedicata all’Assunta, è stata più volte in seguito restaurata ed appare, quindi diversa dall’attuale.

Stampa 11
– La litografia (cm. 34 x 26 ), realizzata da W. Gail nel 1829, rappresenta sullo sfondo un suggestivo scorcio di Terracina che dalla Rocca Traversa digrada, seguendo le mura verso il campanile e la Torre dei Rosa.
In primo piano la donna che con il piede culla un bambino ne ha vicino uno più grandicello vestito col saio francescano per assolvere un voto per grazia ricevuta.

Stampa 12 –
La Rocca Traversa o Castello dei Frangipani fu, insieme al Pisco Montano, il soggetto che più attirò l’attenzione dei viaggiatori e vedutisti in visita a Terracina. Qui, dal punto di vista più abusato, dal convento di San Francesco, è ritratto il lato orientale del Castello. Sulla sinistra la torretta ed il campanile della Cattedrale.
Disegno di Coignet, litografia di Deroy, metà dell’Ottocento, circa (orig. cm. 31,5 x 21,5).

Stampa 13 –
Questa volta il castello è ripreso da Nord-Est, è perciò riconoscibile anche il quartiere fuori Porta Nuova e la chiesa del Purgatorio. Sullo sfondo la costa ed il mare da Ponza al Circeo.
Dipinto da G. Pezolt, incisione su acciaio di M. Kurz (Trieste, metà dell’Ottocento, circa (orig. 19,5 x 13).

Stampa 14 –
Ancora una visione del castello visto dal Colle di San Francesco. Qui il gruppo delle tre palme in primo piano contendono l’interesse scenico all’arcigno profilo della rocca.
Le palme costituiscono un’attrazione esotica per i viaggiatori esotici. La loro presenza era un segno tangibile che qui iniziava il sud d’Italia.
Carlo Sprosse, 1853 (orig. 16 x 22,5). 

Stampa 15
– Questa litografia (orig. cm. 16 x 24,5) riprende la città dal basso , da un fontanile che doveva trovarsi lungo la Via Appia Inferiore. La visione romantica della scena in primo piano si inquadra perfettamente nell’epoca in cui fu ritratta la scena.
Disegno di L. Dupré, incisione di Delpech, anno 1840.

Stampa 16 Qui la città alta è ripresa dall’odierna Via Roma, più o meno all’altezza della chiesa della marina. Si nota il tracciato della Salita Annunziata con la chiesa che le ha dato il nome. Lungo la via, poco prima delle mura che scendono dalla città alta, si notano delle emergenze murarie che potrebbero essere quelle del fontanile che ha dato il nome all’odierna piazzetta di Fontana Vecchia
Incisione acquerellata di J. Coignet (orig. cm. 19 x 12).

         


Stampa 17 – Alcune stampe, specie se riprese dal basso, ci apparirebbero scarsamente riconoscibili se con ci fosse sullo sfondo l’inconfondibile profilo del Monte Sant’Angelo. Quando la stampa precede gli anni della bonificazione voluta da Pio Sesto, si ricordi che il fiume-canale fu rettificato solo a quell’epoca. Prima c’era un corso d’acqua assai tortuoso che si chiamava Fiumicello e formava parecchi pantani.
Qui in primo piano un palmizio occupa un’ansa del Fiumicello in prossimità della torre che si trovava presso il ponte del Salvatore. 
Disegno di E. Destein , incisione di W. Mark, Seconda metà del Settecento (?). 


Stampa 18
In questa stampa del Rossini, invece, la stessa torre presso il ponte del Salvatore è ripresa dal lato Est. Siamo ormai verso il 1929, presumo: la Linea Pia è ormai rettificata, l’Appia costeggia il canale presso lo “squero” dei sandali. All’altezza del ponte, al palazzo, che poi prenderà il nome delle Scalette, manca ancora la parte che ora si affaccia  sull’Appia, esiste invece già la porzione più arretrata della costruzione, allora adibita a “granari”.

Stampa 19In primo piano il Canale di Navigazione, Linea Pio VI, è stato ripreso all’altezza del ponte del Salvatore, in prossimità dello “squero” dei sandali, dove ora c’è la fermata degli autobus. La struttura semicircolare sul fiume ospitava un lavatoio pubblico.
Sul colle risalta, dal momento che non ci sono i fabbricati che ora ne impediscono la vista, il convento di San Francesco.
Benois, Roma 1821 (orig. 22 x 12).

Stampa 201785 circa. Il disegno di F. de Capo fu inciso da M. Antonini (orig. cm. 18 x 12,5). Fa parte delle 24 vedute stampate su 4 fogli in gruppi di 6. Esse avevano un chiaro intento celebrativo dell’impresa di bonifica di Pio VI, ma una certa attenzione è rivolta ai viaggiatori del Gran Tour, che cominciavano ad essere sempre più numerosi. Confrontare il profilo del Pisco Montano e di Monte Sant’Angelo con quello delle stampe seguenti. Forse alla fine del Settecento è avvenuto il crollo di una consistente porzione di rocce. 

Stampa 21La stampa di cui ignoriamo l’autore è della prima metà dell’Ottocento. Si noti il pianoro che si trova a tre quarti della rupe. Se un crollo c’è stato - i blocchi di roccia in riva al mare sembrerebbero provarlo - sulla piccola spianata, a tre quarti dell’altezza complessiva, un leccio di circa venti anni ha avuto tempo di svilupparsi. La Spiaggetta appare abbastanza affollata da quei pescatori che Pio VI ha fatto venire dal Regno di Napoli alla fine del Settecento.

Stampa 22Veduta della Spiaggetta su disegno di J. Smith, incisione di W. Byrne e J. Sparrow, pubblicata a Londra nel 1796 (orig. 19 x 13). Gli edifici costruiti sulla spiaggia sono ormai scomparsi da tempo;la stessa chiesetta quasi lambita dalle onde è stata forse inghiottita dal mare. Al suo posto, presso la Porta Napoletana, dalla famiglia Aiello fu costruita la chiesa di Santa Maria in Porto Salvo (cfr.stampa 25), tanto cara a Pio VI che l’aveva consacrata.

Stampa 23 –
Ancora una veduta della Spiaggetta. Ormai barche e pescatori sono entrati a far parte dell’iconografia locale. Sulla sinistra c’è lo sbocco del Canale di Navigazione scavalcato da un ponte. Subito dopo, vista di profilo, l’imponente facciata orientale dei Magazzini dell’Abbondanza. 
L’incisione su acciaio, da un disegno di W. Brockedon, è di T. Jeason, pubblicata a Glascow nel 1835 (orig. 22 x 15,5). 


Stampa 24 –
Questa veduta è tratta da un dipinto dello storico formiano, Pasquale Mattei, ad illustrare un articolo su Terracina, pubblicato alla metà dell’Ottocento. La fisionomia architettonica delle fabbriche che si trovano nei pressi della Porta Napoletana è ormai quella che resterà definita fino alle distruzioni operate dall’ultimo evento bellico (orig. 18,5 x 14,5). 

Stampa 25 –
Questa è una delle stampe più note di Luigi Rossini (1839). Sullo sfondo c’è la Porta Napoletana. In primo piano sulla destra il campanile della chiesa di Porto Salvo ed in secondo piano il portico della locanda e dell’ultima stazione di posta, prima di abbandonare lo Stato Pontificio. Il lungo caseggiato sulla sinistra era chiamato “le Case Nuove”, senza fondamenta occupava il basolato dell’Appia Traianea. Le case ospitavano i pescatori. Questa zona ha subito ingenti distruzioni nell’ultimo conflitto.

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STAMPA 1

 


STAMPA 2





STAMPA 3

 










STAMPA 4


STAMPA 5


STAMPA 6



STAMPA 7


STAMPA 8


STAMPA 9


STAMPA 10


STAMPA 11


STAMPA 12


STAMPA 13


STAMPA 14


STAMPA 15


STAMPA 16

 

 







STAMPA 17




STAMPA 18

 


STAMPA 19

 




STAMPA 20

 

 
 
 

STAMPA 21




STAMPA 22

 



STAMPA 23

 


STAMPA 24



STAMPA 25